IL GRAN RITORNO DELLA PROCESSIONE DELLE BARETTE

 

Finalmente ritornerà a Messina questo Venerdì Santo la secolare processione delle Barette. Viene riproposta la sentita manifestazione religiosa con alcune importanti conferme. L’evento, che dopo la Vara è una delle più partecipate manifestazioni di fede popolare della città di Messina, vedrà il ritorno in processione di ben undici bande.

Il Comune, con la Confraternita del SS. Crocifisso, ha coinvolto l’AMBIMA per le bande cittadine che accompagneranno ogni singolo gruppo statuario. In questa edizione sfileranno in processione anche dei figuranti che richiameranno la memoria: dei confrati incappucciati dell’antica Arciconfraternita della Pace e dei Bianchi e delle Biancuzze del conservatorio femminile di Santa Caterina da Siena.

Le origini di questa sentita manifestazione religiosa sono molto antiche ed articolate.

Alle origini di questa antica ed importante manifestazione

Il tutto nasce grazie a due confraternite all’inizio del XVII secolo. I primi furono i confrati dell’Arciconfraternita di Nostra Signora del Rosario della Pace e dei Bianchi del convento domenicano di San Domenico.

A partire dal 1610 promossero per il Giovedi Santo una prima processione dedicata alla Passione di Cristo voluta dal governatore don Andrea Furnari, assistito dai consiglieri don Pietro Staiti e don Mario Corvaja.

Il sodalizio laicale, fondato nel 1550, con il sostegno dei Padri Domenicani si impegnò annualmente a proseguire questa manifestazione portando in processione in pochi anni almeno sei fercoli e anche le preziose reliquie della Santa Spina e della Santa Croce. L’altra processione avveniva invece il Sabato Santo fin dal 1613.

Questo corteo religioso era curato dall’Arciconfraternita di Nostra Signora del Rosario dei Santi Simone e Giuda del convento domenicano di San Gerolamo. Tema del corteo processionale era dedicata alla Resurrezione di Cristo con un apposito e monumentale fercolo.

Per l’importanza lo stesso Senato di Messina assegnò un apposito contributo annuale con l’approvazione dello stesso Vicerè di Sicilia Emanuele Filiberto. Il rampollo di Casa Savoia il Sabato Santo del 1622 volle assistere alla processione rimanendo meravigliato dell’imponente partecipazione cittadina.

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Tutto nasce da due processione unificate dopo il terremoto del 1783

Le due processioni si svolsero quasi inalterate fino al terremoto del 5 febbraio 1783 che causò gravi danni alla città ma anche alle confraternite, alle loro chiese ed ai gruppi statuari. Gli oratori che ospitavano i due importanti sodalizi laicali andarono distrutti.

Solo nel 1787 si mosse qualcosa con la decisione di unificare i due sodalizi che raggruppavano famiglie della nobiltà cittadina legate ai frati domenicani. Venne scelta come nuova sede la cappella del palazzo Balsamo del principe di Roccafiorita che diventerà l’Oratorio del SS. Rosario della Pace e dei Bianchi dei Santi Simone e Giuda, ma più semplicemente denominato come Oratorio della Pace.

Le due processioni furono unificate spostando la manifestazione al Venerdì Santo. Furono restaurati i gruppi statuari e ne vennero aggiunti di altri come l’Ultima Cena di Matteo Mancuso. Alla fine dell’Ottocento le Barette divennero già otto e raffiguravano nell’ordine processionale: l’Ultima Cena, l’Orazione nell’Orto, il Cristo alla colonna, l’Ecce Homo, il Cristo sotto la Croce, il Crocifisso, l’Addolorata e il Cristo nella bara.

Il terremoto del 28 dicembre 1908 diede un ulteriore duro colpo alla grande manifestazione religiosa. Quasi tutto andò distrutto e si dovrà aspettare solo il 1922 per rivedere la processione per le vie della nuova Messina.

Fu ricostituita l’Arciconfraternita della Pace e dei Bianchi ed un apposito comitato presieduto dal cav. Diego Musicò, confrate dell’Arciconfraternita dei Catalani, fece restaurare i fercoli recuperabili e rifare ex novo quelli totalmente distrutti.

Dal 1932 i fercoli sono ospitati nel Nuovo Oratorio della Pace

I fercoli trovarono ospitalità in varie chiese fino a quando nel 1932 fu costruito il Nuovo Oratorio della Pace sull’area che un tempo ospitava l’antico convento di San Domenico. Ulteriore lunga pausa fu dovuta al Secondo conflitto mondiale.

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Alla fine del periodo bellico, dopo ulteriori restauri ed integrazioni, nella Settimana Santa del 1945 venne ripresa la processione con un percorso che raggiungeva perfino piazza del Popolo. Negli anni a seguire furono realizzati altri gruppi statuari fino a raggiungere l’attuale numero di undici fercoli.

Nel 1971 avviene un ulteriore passaggio: la fusione dell’Arciconfraternita della Pace e dei Bianchi con l’Arciconfraternita di San Basilio degli Azzurri del Monte di Pietà. Nonostante il rinforzo il sodalizio non riuscì più ad organizzare la processione che fu affidata al Comitato Battitori.

A sua volta il 22 maggio 1994 al Comitato Battitori subentra la Confraternita del SS. Crocifisso il Ritrovato. Oggi il cerimoniale processionale, fermo anche per l’edizione 2022, vede ben undici fercoli portati a spalla.

La prima in ordine di uscita è l’Ultima Cena, grande opera in cartapesta fatta dopo il 1908. A seguire Gesù nell’Orto degli Ulivi realizzata in legno nel 1956 in sostituzione di una più antica. La Flagellazione e l’Ecce Homo sono i manufatti più antichi risalenti al XVIII secolo.

Poi la Veronica, realizzata in legno nel 1956, la Caduta, la più leggera essendo realizzata in cartapesta rifatta dopo il 1908 ad imitazione di quella del primo Settecento dal ceroplasta Giovanni Rossello. Poi il Cireneo, sempre in legno del 1958, come anche il Crocifisso e l’Addolorata.

Mentre le ultime due: la Pietà e il Cristo Morto rimontano al dopo terremoto del 1908. In particolare, il fercolo della Pietà lo scorso anno ha festeggiato il centenario della sua realizzazione per questo eccezionalmente in questi giorni sosterrà nella Basilica Cattedrale per uscire in processione il Venerdì Santo proprio dal maggiore tempio cittadino.

Marco Grassi

Foto di Patrizia Casale

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