La pignolata non è solo un dolce tipico del Carnevale, grazie alla sua tradizione è un  dolce che rappresenta per eccellenza la Città di Messina in Sicilia e nel mondo.

Anche se non con chiarezza, la storia racconta che le sue origini partano   dal XVII secolo in coincidenza anche con la nascita di altri dolci carnascialeschi come la catanese pignoccata o gli struffoli di Napoli.

Entrambi si possono accostare alla pignolata perché composti essenzialmente di pasta fritta o cotta al forno. Molto diversa è però la veste esterna, la pignolata infatti è composta per metà da una profumata a glassa al limone e per l’altra da una scura al cioccolato.

Non casuale si racconta la scelta di questi due colori, a rappresentare gli antipodi ed anche la notte con il giorno.

Il nome invece, come tutti sanno, deriva dalla pigna per due motivi: dalla forma, che messi insieme i biscotti diventano una sorta di pigna e dal significato simbolico della stessa pigna, ovvero forza, passione, immortalità.

Un simbolo positivo insomma che ha contribuito anche alla diffusione della pigna, che, negli anni è diventata oggetto di decoro di ville e case dei siciliani.

Il suo gradimento infine e la sua tipicità ha fatto si che diventasse a tutto tondo un simbolo, anzi il simbolo per eccellenza della pasticceria messinese, uno dei dolci iconici, amatissimo dai turisti e dai messinesi che vivono fuori.

Arancino, granita, pignolata sono le tre cose irrinunciabili per chi torna nella città dello stretto. Un verso must, che peraltro negli ultimi anni si è prestato anche ad eventi come record della pignolata più lunga del mondo ed altre performance.

La specialità dolciaria, e questo è il fatto più apprezzabile, è stata inclusa nella lista siciliana dei PAT, i prodotti agroalimentari italiani del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con la denominazione di Pignolata di Messina.

Un vero “marchio di fabbrica” per difendere e tutelare un prodotto che grazie ai suoi ingredienti profuma della Sicilia più autentica.