Ama il cinema ma lo vediamo di più nelle serie TV, in Mare Fuori per esempio, dove interpreta l’ambiguo avvocato Alfredo D’Angelo al soldo della famiglia Ricci. Siciliano trapiantato a Roma, si definisce un attore scrittore, non sa cosa sia il tempo libero se non quando se ne va in giro per il mondo e da una decina di giorni è diventato papà. Si chiama Giuseppe Tantillo e abbiamo voluto conoscerlo meglio.
Giuseppe, in questa terza stagione di Mare Fuori in onda su Rai 2, abbiamo ritrovato Alfredo che ora cerca di aiutare Silvia (Clotilde Espoito) dopo averla fatta arrestare per traffico di droga quando ancora si faceva chiamare Mirko, e avendo avuto anche una relazione con lei. Non proprio uno stinco di santo…
Chiaramente da essere umano lo definisco pessimo, da attore invece non lo posso giudicare, devo mettermi dalla sua parte, giocare con lui. Ovviamente non è un tizio con cui vorrei fare amicizia o stringere un rapporto personale, però penso che sia una persona molto fragile, incapace di essere all’altezza dei propri sentimenti e di ciò che vorrebbe essere, e per forza di cose tira su una barriera che lo fa diventare quello che vediamo. E questo è il gioco a cui ho giocato io, lui vorrebbe davvero essere quello che Silvia sogna che lui sia.
A volte sembra amarla per davvero, altre volte invece che si stia nuovamente approfittando di lei…
La verità è che Alfredo è pesantemente invischiato in quelle situazioni da cui non ci si può liberare con facilità. Lui vorrebbe iniziare una relazione vera con Silvia, perché quello che le dice in carcere, e cioè che i giorni passati con lei a Capri sono stati i più felici della sua vita, è assolutamente vero, però i sentimenti non possono da soli cambiare i fatti se non c’è un cambiamento reale. Quindi, la sta fregando un’altra volta? Boh. Cosa c’è in quella casa he le regala? Boh. Ma è veramente preso da lei? Sì.
In ogni caso, a un certo punto dovrà fare una scelta, probabilmente nella prossima stagione della serie
Ed è proprio questo che rende interessante il personaggio. Perché un personaggio solo cattivo o solo buono che non è mai in crisi, non è interessante né per il pubblico né per l’attore, quindi è chiaro che Alfredo si avvicina al momento in cui dovrà prendere una decisione. Io aspetto con ansia che arrivi questo momento e sarò felice di leggerlo e di interpretarlo ancora, perché è un personaggio a cui ho cercato di dare un’anima complessa, com’è complesso qualsiasi essere umano degno di essere raccontato.
E per te invece qual è stata la decisione più importante della vita?
Domanda interessante… ce ne sono state tante, ma la prima sicuramente è stata quella di lasciare tutto e venire a Roma per fare questo lavoro. Avevo 19 anni ed è una scelta che si può fare solo a quell’età perché non sai quello che ti aspetta. Adesso sono molto felice di averla fatta, ma se tornassi indietro avrei le vertigini, perché sostanzialmente ho rischiato tutto per un lavoro che avrebbe potuto non darmi niente, poi quando le cose hanno iniziato ad andare bene, ho capito di aver preso la decisione giusta. Adesso sono contento, è un lavoro che amo, che mi dà molta gioia e che mi permette di viver , per cui sono strafelice. Ma devo dire che ci ho ripensato spesso e ho sempre detto ‘ah però, che coraggio ho avuto!’
La tua Sicilia, quella che hai lasciato, la rimpiangi mai? Ti manca? Immagino che ci torni spesso..
Non così tanto, in realtà. Ci torno per le feste comandate, un po’ d’estate, naturalmente il posto da dove vieni ti rimane dentro e sicuramente ti determina, però io non sono come tanti miei colleghi siciliani che dicono che tornare alla loro terra li fa sentire di nuovo in contatto con loro stessi. Io sono più contento di andare a ritrovare delle persone, soprattutto mia madre naturalmente, sono loro che mi mancano e che vorrei avere più vicino. Io amo la mia terra, mi piace, ne sono orgoglioso, e sono orgogliosissimo di essere di Palermo, anzi di Monreale. ma sto bene pure qui. Ho passato metà della mia vita in Sicilia e metà qui. Roma è la città dove ho deciso di vivere, forse non siamo fatti per stare sempre nello stesso posto…
Ed è qui che da pochi giorni sei diventato papà, come ti senti? E l’avete chiamato Lucio in omaggio a Battisti o a Dalla?
Amo sia Battisti che Dalla ma no, è solo un caso. Volevamo un nome che ci piacesse ma che non avesse alcun legame familiare. Come mi sento? Certo, qualcosa è cambiato, ma io mi sento uguale a prima, anche se ho più sonno. In realtà è ancora come se non mi fossi reso conto di avere un figlio: lo guardo, sento che gli voglio bene, ma ancora non so come. L’emozione che provo è enorme, ma non riesco a metterla a fuoco, credo sia un legame che crescerà giorno dopo giorno.
A breve ti vedremo su Canale 5 nella serie Maria Corleone con Rosa Diletta Rossi, come ti sei trovato con lei e qual è il tuo ruolo?
Io interpreto un amico di infanzia della protagonista, o forse qualcosa di più, che lei ritrova e con il quale inizierà un viaggio, perché succederà una di quelle cose che accadono drammaturgicamente e che fanno iniziare le serie. Così improvvisamente, questo ex compagno di giochi di infanzia diventerò il suo nuovo partner in crime (ride). Con Rosa mi sono trovato molto bene perché è un’attrice bravissima e una persona speciale, così come con il regista Mauro Mancini che viene dal cinema e che ha fatto un bellissimo film che è Non odiare, una persona di alto livello.
Tante serie TV nella tua carriera, da Un passo dal cielo a Tutto può succedere, da Il Cacciatore a Mare Fuori, sembra che il cinema tu lo abbia un po’ abbandonato… e poi sei forse l’unico attore che è anche autore e sicuramente l’unico in Italia ad essere stato premiato come tale a Riccione Teatro
Devo dirti che da fruitore sono sicuramente più appassionato di cinema che di serie, anche se come attore è divertente farle perché ho più tempo di raccontare un personaggio, ma il cinema non lo lascio. A brevissimo peraltro girerò un film a cui tengo molto di cui però per ora non posso parlare. E sì, sono un attore che scrive. Ero uscito da poco dall’Accademia quando ho iniziato a scrivere, una passione che mi è esplosa in mano intanto perché, appunto, sono stato premiato a Riccione Teatro, e poi perché ho scoperto che è una cosa che mi piace da morire e ho capito che non avrei più smesso. Per cui mi sono ritrovato con due lavori in mano, sono due parti di me e ognuna entra nel territorio dell’altra, anche litigando a volte.
Quindi tempo libero poco…
Guarda, la ma psicoterapeuta diceva che avevo qualche problema con la mia parte ludica, perché in effetti non mi ritaglio mai uno spazio che sia solo un gioco, rendo tutto lavorativo. Il mio tempo libero è solo quando viaggio, cosa che amo molto fare e solo lì riesco a staccare.
Patrizia Simonetti