8 MARZO, PIU’ CHE FESTEGGIARE BISOGNA RIFLETTERE

8 marzo al di là della ritualità, credo ci sia poco da festeggiare, basta pensare alla condizione delle donne in Iran, Afghanistan, Ucraina. Donne che non hanno voce  schiacciate da un clima oppressivo e che pagano le  conseguenze in termini di diritti, di libertà, di autodeterminazione e di futuro.

Penso alle giovani allievi di alcune città a sud di Teheran, avvelenate per settimane sui banchi di di scuola: perché a scuola, bambine e ragazze, secondo il regime dei talebani, non ci devono andare.

Sarebbe questa la “vendetta” verso le donne e le loro recenti proteste contro uno dei primi atti del regime che ha portata all’esclusione delle donne dall’istruzione superiore e dalle professioni a contatto con il pubblico, condannandole ad una vita di arretramento e invisibilità.

Penso a Mahsa Amini, uccisa in Iran a causa delle violenze subite dalla “polizia morale” per un velo da cui sfuggiva un ciuffo di capelli.

Penso alle donne ucraine che stanno subendo le conseguenze devastanti di un conflitto assurdo che dura ormai da un anno nel cuore dell’Europa.

E allora l’8 Marzo è un’occasione per riflettere e per ricordare?

Sicuramente l’8 marzo è un’occasione per ricordarci che i diritti sono stati faticosamente conquistati da chi ci ha preceduto, per questo dobbiamo essere grati a chi è venuto prima di noi, custodirli gelosamente e tramandarli alle giovani generazioni che devono comprendere che i diritti e le libertà degli individui vengono messi continuamente a rischio e, questi paesi sono un esempio, con i continui attacchi alla dignità e alla vita stessa delle donne che tornano indietro di secoli rispetto a diritti conquistati, anche a prezzo di lotte  e vite sacrificate.

Ma voglio anche ricordare alcune donne straordinarie che hanno lottato per farsi strada e combattuto contro gli stereotipi del loro e tempo, capaci con la loro determinazione e passione di anticipare i tempi, scardinando pregiudizi, sfidando i principi retrogradi della società.

Donne che sono state pioniere in diversi campi nel mondo dell’impresa e delle professioni, fino alla politica e la scienza.

Luisa Spagnoli prima imprenditrice del Made in Italy e tra le figure più influenti del primo Novecento, in un periodo storico durante il quale l’imprenditoria era del tutto maschile. Oltre ad aver inventato il famoso “Bacio” e la caramella Rossana, Luisa Spagnoli sosteneva le donne, introducendo l’asilo nido aziendale e tutelando il diritto all’allattamento in fabbrica.

Lina Merlin prima donna eletta al Senato che diede un importante contributo all’art. 3 della Costituzione, uno dei principi fondamentali, per il quale era stato proposto questo: Tutti i cittadini della Repubblica sono uguali innanzi alla legge senza distinzioni di censo, di religione, eccetera, e allora lei propose Mettete anche senza distinzioni di sesso!”. Questa sua richiesta si rivelò molto lungimirante, oltre che coraggiosa e giusta nell’immediato: a questa precisazione nell’articolo 3 si sono potute infatti riferire, negli anni successivi, tutte le battaglie sul diritto di famiglia e l’uguaglianza sul lavoro. Alla senatrice Merlin dobbiamo anche una battaglia di civiltà per l’emancipazione femminile che portò la chiusura delle “case di tolleranza” e l’eliminazione della schedatura delle prostitute. Fu una battaglia coraggiosa in una Italia arretrata e bigotta in cui le donne avevano appena conquistato il diritto al voto e il ministro dell’interno Mario Scelba, a giugno, aveva vietato l’uso del bikini nelle spiagge. La legge dopo un lungo iter parlamentare fu approvata solo nel 1958, dieci anni dopo.

Franca Viola prima donna che nel 1965 rifiutò pubblicamente il matrimonio riparatore e divenne simbolo dell’emancipazione femminile. Secondo la morale del tempo, la ragazza avrebbe dovuto sposare il suo stupratore, salvando il suo onore e quello familiare. Sul suo esempio molte ragazze cominceranno a rifiutare le nozze riparatrici, ma solo nel 1981 sarà cancellato il matrimonio riparatore insieme al delitto d’onore. L’8 marzo del 2014 le verrà riconosciuta l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, da parte dell’allora presidente Giorgio Napolitano.

 Margherita Hack la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale.

Francesca Serio, la prima donna a rompere l’omertà mafiosa. Originaria di Galati Mamertino in provincia di Messina,  è la mamma di Salvatore Carnevale che cresciuto si mette in testa di aiutare i contadini. Nel 1951 fonda a Sciara in provincia di Palermo, la sezione del partito socialista e organizza la camera del lavoro. Il 16 maggio del 1955 lo ammazzano a colpi di lupara a 31 anni. Francesca Serio denunciò in un esposto formale alle autorità, con nomi e cognomi delle persone che sospettava autori o complici dell’omicidio del figlio. Ad accompagnarla anche l’avvocato e allora deputato del Partito Socialista, Sandro Pertini che diventerà in seguito Presidente della Repubblica.

Rosanna Oliva de Concilis la prima donna che ha aperto alle donne carriere inaccessibili. Fu infatti la battaglia giudiziaria di Rosanna Oliva, laureatasi nel 1958 in Scienze Politiche, ad aprire alle donne anche la strada in Magistratura.

Appena laureata Rosanna, pur sapendo che le mancava un requisito scritto nel bando, presentò domanda per il concorso alla carriera prefettizia e naturalmente la domanda venne respinta. Perché nel 1958, soltanto gli uomini potevano accedere ai più importanti concorsi pubblici. Rosanna, però, non si diede per vinta e decise di fare ricorso alla Corte costituzionale che, con una storica sentenza, le diede ragione, riconoscendo alle donne il diritto di partecipare ai concorsi pubblici. Era il 13 maggio del 1960 e la sentenza n. 33 della Corte costituzionale aprì alle donne le carriere che comportano l’esercizio di diritti e potestà politiche, come appunto la carriera prefettizia e la diplomatica. Dobbiamo arrivare al 9 febbraio 1963, la legge n. 66  affinché la donna possa accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, furono abolite tutte le altre discriminazioni, salvo l’accesso alle carriere militari, aperte solo trentasei anni dopo, nel 1999.

Oggi in Magistratura si è verificato addirittura il sorpasso, 57% è la percentuale delle donne magistrate, nonostante ciò nei ruoli “direttivi” giudicanti sono solo il 33% a fronte del 67% di uomini e tra i requirenti solo il 23% a fronte del 77%, mentre le magistrate con incarichi “semi-direttivi” tra i giudicanti il 45% su 55% e solo il 29% sul 71% degli inquirenti.

Finalmente, nei giorni scorsi, una donna ha  raggiunto i vertici dell’ordinamento giudiziario e ricopre il ruolo di Presidente della Corte di Cassazione. Lei è Margherita Cassano, giurista di altissimo livello, ed è stata anche la prima a rivestire l’importante ruolo di Presidente aggiunto della Corte di Cassazione.

Certo noi vorremmo che queste non fossero più “notizie”, ma la normalità. .

Ma tornando a Messina, voglio ricordare, la prima donna laureata in Medicina e Chirurgia a Messina, Giuseppina Sofia Marcianti nel 1906.

Elena Tricomi, la prima donna iscritta all’Ordine dei Medici nel 1937 e prima donna Medico provinciale in Italia nel 1961, scomparsa qualche anno fa,  che ho avuto il privilegio di conoscere e di premiare in occasione di un riconoscimento attribuitole dall’Università di Messina.

Mi piace anche ricordar le nostre Dina e Clarenza che nel 1282 presero parte attiva ai Vespri siciliani combattendo contro gli angioini e che con il loro coraggio e la loro audacia salvano la città, quando i soldati francesi tentano di entrare in città dal colle della Caperrina (Montalto), la prima scagliando grandi massi per colpire gli assalitori, la seconda suonando a martello le campane per dare l’allarme e svegliare la città.

E allora diciamo grazie a tutte quelle donne che con il loro esempio, impegno, passione hanno contribuito al riconoscimento di una parità formale tra uomini e donne e a tutte quelle che si  impegnano quotidianamente perché la parità di genere non resti un enunciazione di principio o uno spot utilizzato mediaticamente.

Buon 8 marzo!

 

L’Ufficio della Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Messina Via Dogali 1/D, 3°piano del Centro per l’impiego.

 Si riceve per appuntamento contattando:

Segreteria Ufficio della Consigliera di Parità,

Dott.ssa Tania Cannameli, tel. 090/2984781, mail: gaetana.cannameli@regione.sicilia.it;

Consigliera di Parità: Dott.ssa Mariella Crisafulli

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