Dopo aver visto su You Tube la sintesi di “Messina nel 1780”, la ricostruzione virtuale della città dello stretto nel XVIII secolo, prima dei terremoti del 1783 e del 1908 viene veramente la voglia di scoprirla nella dimensione 3d all’interno della Sala Immersiva del Palacultura, Messina.
Tale è il fascino e lo stupore suscitato dal filmato che vien voglia subito di andare oltre le emozioni (e tante) viste in modo semplice su uno smartphone o su un pc.
A realizzarlo Luciano Giannone, 26 anni, figlio di Messina, in servizio al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze autore del progetto “Messina nel 1783, viaggio in una capitale scomparsa.
La clip è una sintesi “cinematografica” ed emozionale del progetto più grande inerente alla ricostruzione virtuale della città di Messina come doveva apparire nel XVIII secolo, prima cioè delle funeste distruzioni che l’hanno colpita.
“ Il progetto -racconta a Me Style Luciano Giannone- nasce nel 2019, quando decisi di intraprendere questo viaggio per cercare di dare un’immagine a una città descritta in libri antichi e foto d’epoca, ma che dava l’impressione di essere un luogo completamente diverso dalla Messina di oggi. Ho “sfruttato” questa idea come tesi di laurea magistrale in Architettura, utilizzando, oltre alla ricerca storica e le tecniche di rilievo e modellazione digitale, le più recenti tematiche di realtà virtuale e aumentata. Dopo la laurea, conseguita nel 2020, ho proseguito lentamente aggiungendo, poco alla volta, altri tasselli e contenuti al lavoro già di per sé corposo, alternando questa attività, che ormai è diventato un vero e proprio hobby, al lavoro vero e proprio condotto tra Messina e Firenze (città dove risiedo attualmente).
Come nasce l’idea del video?
“prende spunto dalla possibilità di adattare il lavoro di ricostruzione a un contenitore multimediale straordinario e ancora poco conosciuto quale è la saletta immersiva del Palacultura; gli effetti audio, le tecniche di ripresa e il formato particolare nascono appositamente a tale scopo. La Sala è stata inaugurata ufficialmente nel dicembre di quest’anno, e invito tutti ad andarci.
Come è stato realizzato questo affascinante lavoro?
“L’ho diviso in alcuni step: la prima fase è stata quella di ricerca, condotta principalmente in biblioteca e sul campo, indagando tra le scarne rovine di monumenti antichi ancora presenti in città e nei depositi museali. La fase di ricostruzione è stata condotta a tempo pieno per un totale di circa 6-8 mesi, fino al giugno del 2020. La difficoltà più grande è sicuramente l’approccio metodologico, ovvero capire fin dove fosse opportuno spingersi, sia per l’effettiva mole di un lavoro del genere, sia per una questione “scientifica”, ovvero relativa all’attendibilità delle fonti utilizzate. Quanto al materiale utilizzato, la ricerca è stata lunga, ma dovendo approcciarmi ai monumenti dal punto di vista “esteriore” e senza indagare nel dettaglio sui singoli edifici, non ho avuto bisogno di approntare, tranne che in qualche eccezione, un approccio archivistico. Mi sono servito principalmente di corpus grafici, antiche guide della città e pubblicazioni illuminanti di studiosi e accademici che già in passato hanno restituito su carta ciò che io ho provato a fare graficamente.”
E poi c’è stata la parte più innovativa: la ricostruzione in 3D
“E’ questa stata davvero divertente. Ho provato a modellare nella maniera più fedele possibile ciò che le fonti grafiche e descrittive indicavano, ma allo stesso tempo ho provato a immaginare, con la più fervida immaginazione, ciò che potesse rendere più viva e vicina a noi la città: i velieri ancorati al porto, i carretti ai bordi delle strade, la vegetazione rigogliosa al di fuori delle mura, il suono delle campane, le stesse colline e i paesaggi che osserviamo oggi. Ho provato a realizzare una città viva e fremente, da visitare non in maniera fredda, come se osservassimo un plastico, ma offrendo un vero e proprio viaggio, dando la possibilità con l’immaginazione, di poterla sovrapporre esattamente alla la città di oggi.”
Ed il risultato è stato straordinario
“Si, sono molto contento e piacevolmente sorpreso dell’impatto “virale” che ha suscitato il video, seppur essendo solo un trailer ridotto del video del Palacultura; già in precedenza, all’uscita del libro che riassume il lavoro: “Messina nel 1780, viaggio in una capitale scomparsa”, Giambra Editori, la risposta della cittadinanza (e non solo) è stata significativa e commovente; questa è la prova che una città troppo spesso descritta come “assopita” dal punto di vista culturale e identitario, ha ancora una grande passione dentro di sé e consapevolezza della propria storia e cultura. Questo lavoro infatti non ha fini di lucro, e dunque la mia soddisfazione più grande è quella di risvegliare e alimentare questo sentimento troppo spesso rimasto nascosto e annichilito dalla sventurata e travagliata storia di Messina, che ha prodotto una sorta di autoeliminazione collettiva della memoria storica e culturale civica.”
Cosa ha rappresentato per te questo lavoro?
“Rappresenta un processo nuovo e innovativo per la fruizione didattica di casi come quello della Messina antica. Le ricostruzioni digitali, accompagnate dalle tecnologie AR/VR, stanno prendendo terreno in ogni campo delle attività museali e relative ai beni culturali, e Messina non può di certo perdere questa occasione perché si presta come caso studio eccezionale di ricostruzione integrale di un tessuto storico architettonico oggi non più esistente ma ampiamente coperto da testimonianze fotografiche e archivistiche. Penso appunto che se avessi deciso di non intraprendere questo progetto, qualcun altro lo avrebbe fatto nel medesimo modo nel giro di 1-2 anni, proprio per le incredibili potenzialità insite in un’opera del genere.”
E certamente questo successo ti stimolerà a pensare a qualcosa di nuovo
“Si le idee non mancano: si potrebbero portare leggermente avanti le lancette della storia e presentare la città all’alba del fatidico 28 dicembre 1908, magari sperimentando con tecniche VFX la tragica scossa che cancellò tutto; un altro sogno nel cassetto è quello di poter installare all’interno di sale studiate appositamente visori headset per poter fare una passeggiata virtuale in prima persona nella città antica, così come sfruttare le tecnologie dell’Augmented Reality per sovrapporre, dal vero, in precisi angoli della città, gli scorci scaturiti dalla stratificazione storica oggetto della ricostruzione.
Tante idee per un unico progetto di valorizzazione del patrimonio storico che non avrebbe precedenti in Italia. Al momento è quasi un’utopia, anche perché da solo sarebbe molto difficile da realizzare, ma sognare non costa nulla, nella speranza di poter coinvolgere tanti giovani messinesi che condividono con me lo stesso amore e interesse per la propria città, e tentare di realizzarlo!”