ALEX CAMINITI: LA MIA “MESSINA” E’ UNA BAMBINA COMBATTIVA CHE GUARDA AL FUTURO

“Questa scultura per me è Messina, come io la vedo in questo momento: una bambina spoglia della sua corazza, ma ancora armata per risorgere, per cercare di creare un futuro migliore e rivestirsi di quegli allori che le sono stati tolti”. E’ così che Alex Caminiti, artista a tutto a tondo prima di essere esperto del Comune di Messina a titolo gratuito, descrive il suo ultimo lavoro, davanti al quale posa incappucciato. “Ormai è come una specie di marchio distintivo” spiega, come la sua opera, che resterà coperta solo un altro giorno ancora.

Domani, infatti, sarà finalmente scoperta la statua bronzea alta due metri su una base di tre. È posta al centro della rotatoria, appena realizzata, tra Via Santa Cecilia e la nuova Via Don Blasco, restituita in gran parte, dopo decenni, alla fruizione pubblica.

“L’idea della personificazione di Messina con le fattezze di una bambina è nata da una parola che bisognerebbe sempre adottare, non solo a Messina, ma ovunque: e quella parola è amore. Non a caso – confida Alex Caminiti – il modello che ho utilizzato è l’amore della mia vita: mia figlia Ginevra. Aveva sei anni nel 2018, quando ho realizzato la scultura, ma il suo volto di adesso è proprio quello della statua fatta quattro anni fa. E nemmeno io riesco bene a spiegarmi come sia accaduto”, dice l’artista. Quasi a voler aggiungere qualcosa di profetico ad un’opera che, anche se proiettata al futuro, è ricca di simbolismi.

UN’OPERA RICCA DI SIMBOLI.

Il capo della statua, come si evince dall’analisi dell’architetto Nino Principato, è coronato dalle tre torri dello stemma civico adottato nel Medioevo. Rappresentano il Palazzo Reale, il “Castellaccio” e il Castello di Matagrifone. Tra le mani, a coprire un giovane torace nudo, lo stemma della città, la croce d’oro in campo rosso. E poi lo stemma imperiale consegnato dall’imperatore Arcadio nel 407 come ringraziamento a Messina, andata in suo soccorso; sul gonnellino, il leone rampante, che rappresenta la forza della città. E il Messanion, la prima moneta coniata per volere del tiranno Anassila nel 488 a.C.. Alla cintura, per ricordarne la combattività,  la spada e un’ascia, che simboleggia anche la forma della Falce caratteristica di Messina. Un simbolismo, già esistente nelle raffigurazioni esistenti, soprattutto per il particolare della testa coronata dalle tre torri. Basti pensare, ma non solo, alla statua attualmente posizionata in Largo Minutoli.

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Ma la vera novità, rispetto alle allegorie che conosciamo e che assumono le sembianze e le forme di una donna adulta, è proprio la scelta di raffigurare Messina come una giovane guerriera. Una Messina che ha in sé la forza e il prestigio del passato e, al tempo stesso, guarda al futuro.

“Quando ho iniziato a lavorarci – racconta Caminiti – pensavo a Messina come all’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Avevo anche pensato a raffigurare una fenice, ma è il leone la figura legata alla città. Mi piace legarlo al concetto di ‘rinascita’: di questa strada nello specifico, ma in generale della città. Ha lo sguardo rivolto, verso il futuro, verso il mare, come il nostro Nettuno, mi è sembrato di buon auspicio: una porta per entrare, un saluto a chi arriva”.

ALEX CAMINITI.

O chi torna, verrebbe da dire. Come lo stesso Alex Caminiti, classe ’77, che, di certo, non si è fermato sullo Stretto ad aspettare che la sua arte fosse notata. Quotato dalle case d’Asta, tra cui la celebre Christie’s, ha esposto in Europa, Asia, America del Nord, Sud America, dove è particolarmente attivo, spaziando dalla pittura alla scultura, dalla pop art, alla street art, alla body art. Interpreta un’autentica convinzione per cui la sua arte “non esiste per ‘seguire uno stile’ o per ‘interpretare una tecnica’. E’ un’arte per le persone, per chi vuole conoscerla e possederla. In generale ‘Arte’ è l’espressione di tante cose, tante quanti sono gli occhi di chi la osserva”. Una delle sue opere, porta perfino la firma di Papa Francesco. Si tratta del suo ritratto di Maradona, mostrato al Pontefice in occasione dell’Udienza papale arricchita dalla performance artistica “Pace e Fratellanza tra Italia e Argentina”.

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Dal 2019 è esperto, a titolo gratuito, del Comune di Messina. Per l’Ente ha realizzato anche diversi progetti dedicati a Caravaggio, tra cui una copia della “Natività” del Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969 e il “Panettone di Caravaggio Pop”.

I MATERIALI E LE TECNICHE USATE PER REALIZZARE LA STATUA.

La tecnica usata per la realizzazione della statua che sarà inaugurata domani, come ha spiegato Caminiti, è quella della “fusione a cera persa”, tecnica usata anche dai greci. “Si crea il modello in argilla con una struttura interna che sostenga la terra cruda. Poi, in fonderia si formano i calchi dove far colare la cera, che si scioglie dopo la colata del bronzo”.

In realtà, la genesi di quest’opera, pensata nel 2018 come dono alla città da parte dell’artista, che infatti non ha percepito alcun compenso, è abbastanza travagliata. Sono state diverse le collocazioni ipotizzate, anche in Piazza della Repubblica di fronte l’ingresso della stazione centrale, prima di decidere per la rotonda della rinata Via Don Blasco. Per affrontare le spese della sua realizzazione, Alex Caminiti ha anche lanciato  un appello alla cittadinanza, con la collaborazione della Galleria d’arte Emy, il cui contributo ha solo in parte coperto i costi. “Le singole donazioni sono state prevalentemente di 50 o 100 euro, anche se non sono mancate elargizioni più generose. Chi ha sposato il progetto ha dato quello che ha potuto ed è giusto che sia loro riconosciuto. Per questa ragione i loro nomi saranno affissi sul retro del basamento”.

Rinascita, futuro e amore sono le tre parole intorno alle quali sembra ruotare l’intero progetto di quest’opera. “Questo non è solo il mio dono, è il mio cuore donato a Messina. I segnali di rinascita in questo momento non mancano e credo che in una città civile le persone abbiano anche bisogno della giuste spinte per amare il luogo cui nascono”, dice Alex Caminiti, ma al tempo stesso lancia un appello che è quasi una preghiera: “Messinesi, cercate di amare di più la vostra città.

Valentina Salvago

 

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