Il progetto Giovani Telegrafisti nasce, nel 2019, da Giacomo Allegra, Giuseppe Cammaroto, Simone Allegra e Marco Vinci. Dopo vent’anni di amicizia e dieci trascorsi a suonare insieme per eventi, matrimoni e serate nei locali come Mr. Kite ovvero una band di tributo ai Beatles, iniziano a spaziare tra vari generi. Prendono vita così due progetti musicali distinti e paralleli, due gruppi composti dagli stessi musicisti.
Il nome della band, Giovani Telegrafisti, arriva molti anni dopo la stesura dei primi inediti ed è un omaggio ad un brano di Enzo Jannacci. << Durante i nostri live – afferma Marco Vinci, voce del gruppo – suoniamo sempre “Giovanni Telegrafista” perché vogliamo che questo brano ed il suo artista si prendano il giusto merito. Sembra un testo molto leggero invece è pregno di significati. Come band, ma anche a livello personale, ci rispecchiamo molto nel sentimento di Giovanni Telegrafista verso il mondo ed il tempo che passa.>>
La formazione, ormai collaudata da anni, è sempre la stessa e vede: Giacomo Allegra per testi, pianoforte, sintetizzatori, banjo e drum machine; Giuseppe Cammaroto per chitarra acustica, elettrica e dobro; Simone Allegra per basso elettrico e contrabbasso; Marco Vinci per voce e percussioni. Tutti insieme, invece, realizzano gli arrangiamenti.
Nel 2022, dopo un lungo ed attento lavoro di perfezionamento, il loro primo album dal titolo “La Mossa Kansas City” vede finalmente la luce. Una raccolta in cui si fondono diversi generi, un pop cantautorale con influenze che spaziano dal country alla musica elettronica. I sound engineers Vincenzo Cavalli e Andrea De Bernardi ne hanno curato rispettivamente mixing e mastering con la produzione artistica di Tony Canto.
Quest’ultimo, artista poliedrico e produttore siciliano, apprezzando i brani dei Giovani Telegrafisti ne ha subito sposato il progetto. E su di loro orgogliosamente dichiara: “Sono ragazzi che della musica hanno una concezione alta. Non hanno fretta di arrivare, sentono l’urgenza della calma, quella che le nostre nonne possedevano e che gli permetteva di cucinare pietanze memorabili dopo aver sapientemente raccolto ingredienti, pentola adatta e aver cotto a fuoco lento. In un mondo che corre e skippa, i Giovani Telegrafisti si nutrono della loro unicità. È stupefacente l’eleganza delle composizioni, un pop sapiente, a volte commovente ma sempre autoironico nel senso più serio del termine.”
LA MOSSA KANSAS CITY
Il titolo dell’album di esordio è una piccola citazione del film “Slevin – Patto Criminale” di Paul McGuigan. << Una pellicola di azione – continua Marco Vinci – dove si parla di truffe, omicidi e spionaggio ma con delle note leggere, senza prendersi troppo sul serio. Non ci leghiamo al film ma al concetto della mossa Kansas City che è al suo interno. La mossa è una manovra con cui una persona viene convinta a guardare da una parte mentre dall’altra sta succedendo qualcos’altro.
Nel nostro caso, facciamo credere all’ascoltatore di lanciare un messaggio chiaro ma che in realtà significa tutt’altro. Dopo un primo ascolto superficiale del brano ci si convince di qualcosa mentre al secondo ascolto si rintraccia un significato secondario che, però, non esiste. È un po’ contorto, è come dare l’impressione di voler dare una seconda impressione che in realtà non c’è! Molti brani all’interno dell’album hanno un po’ della mossa Kansas City, sanno di “truffa” artistica. >>
I BRANI
Nell’album ci sono delle sonorità che fanno parte dei primi progetti della band, accanto a strumenti acustici come banjo e chitarra resofonica si affianca contemporaneamente molta elettronica. La priorità dei Giovani Telegrafisti è quella di prendersi tutto il tempo che serve per realizzare un messaggio che arrivi come desiderano loro. In un mondo molto veloce, rapido ed a portata di click, i talentuosi artisti messinesi seguono i loro tempi. Conciliano, con maestria, questo modo di fare “slow music” con tanta sperimentazione.
Grande attenzione anche ai testi, nei quali si affrontano i temi più disparati. La melanconia è quella che troviamo nel protagonista di “Ritorno a casa” che visita, ormai adulto, la casa al mare in cui non tornava da tempo; così ripercorre, senza tristezza, tutti i ricordi di una vita conscio della loro bellezza. In “Odore”, brano un po’ arrabbiato, si parla di dipendenza affettiva ed amore non corrisposto; non si può cercare di soddisfare a tutti i costi le esigenze del partner senza ricevere amore in cambio. Nel primo brano inedito della band “Rosa mia” spuntano tradimenti e delusioni. Invece, conflitti interiori e conversazioni con la propria coscienza sono rintracciabili in “Segatura”, quando ci si stanca di portare una maschera per piacere a tutta la gente intorno.
Ancora “Valzer del nido vuoto”, brano quasi politico, è una ninna nanna di una madre siciliana al suo “bambino” di trent’anni; lo rassicura, con parole dolci, che tutti i problemi saranno risolti finché potrà fare affidamento sulla pensione dei genitori; se teme l’invasione, poi, il mare ingoiando tanti stranieri, lo proteggerà dall’immigrazione clandestina. Un brano forte che rispecchia pienamente il concetto di “mossa Kansas City”, cantato quasi fosse una coccola ma che nasconde terrore, crudezza ed ignoranza.
PRESENTE E FUTURO
Nel loro Linktree https://linktr.ee/GiovaniTelegrafisti si possono trovare tutti i collegamenti a Instagram, Facebook ed ascoltare i primi tre singoli (Spotify, Youtube, Apple Music, Amazon Music, Tidal, etc.); allo stesso indirizzo sono disponibili i link per l’ascolto dell’ album “La Mossa Kansas City”, uscito lo scorso 1 aprile ( Spotify, Youtube, Apple Music, Amazon Music, Tidal, etc.); infine, i collegamenti ai due video musicali finora prodotti, “Ritorno a Casa” e “Artista Dipendente“.
Tante energie convergenti hanno portato i Giovani Telegrafisti ad affrontare questo lungo viaggio, tra gli altri: Morgana Factory, Blue Chords Management, Marco Alvaro, Giovanni Allegra, Morgan Maugeri e Fabrizio Marcellino. Diversi pezzi inediti sono già pronti e presto ci saranno tante altre novità.
<< Abbiamo iniziato ad essere molto più prolifici dopo il primo album – conclude Vinci – tanti brani nuovi li abbiamo già suonati durante i concerti. I nostri progetti futuri sono quelli di fare sempre più musica, finché viene fuori qualcosa, noi continuiamo. Abbiamo altri impieghi in settori differenti e non siamo neanche più giovanissimi. Più che il sogno di diventare musicisti, il nostro è quello di dare musica a più gente possibile e che venga ascoltata.
Gli artisti fanno arte per tanti motivi, noi semplicemente vogliamo raccontare delle storie, anche inventate, per condividerle con qualcuno che potrebbe rispecchiarsi, capire qualcosa di sé o di chi ha intorno. Una volta che un brano finisce su un disco non è più nostro, è delle persone e possono farci quello che vogliono!>>