Presentato alla libreria Feltrinelli, il libro di Salvo Palazzolo, inviato di Repubblica, cronista, scrittore, autore di numerose inchieste, “I fratelli Graviano. Stragi di mafia, segreti, complicità”. Alla presentazione del libro, curata dal giornalista Nuccio Anselmo, anche il procuratore Maurizio de Lucia che a lungo si è occupato di indagini sui Graviano e sul quartiere Brancaccio di Palermo.
Le stragi di mafia degli anni Novanta
Il libro, edito da Laterza, oltre a raccontare i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano capimafia di Brancaccio, attraverso documenti e fatti che si snodano lungo il quartiere di Brancaccio, si occupa anche dei misteri delle stragi di mafia degli anni Novanta in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Proprio quest’anno ricorre il trentennale delle stragi in cui morirono tante vittime innocenti.
Don Pino Puglisi, il parroco ucciso dalla mafia
Sui misteri che ancora avvolgono tante vicende legate alle stragi, Palazzolo va a fondo cercando di dirimere le ragnatele che il tempo ha lasciato per tornare a guardare i fatti con occhi più attenti. Ricorda l’esempio e il messaggio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia a cui dedica il libro.
Palazzolo era uno dei ragazzi di un gruppo cattolico che seguirono don Pino nel quartiere di Brancaccio. “ll destino di padre Puglisi– dice – è il destino di molte persone, persone sole, che hanno avuto il coraggio di denunciare ma che hanno pagato un prezzo altissimo”.
Tornare a raccontare
Discutendo con Anselmo e De Lucia, Palazzolo fa una riflessione che è anche un invito a chi fa informazione ma soprattutto ai giovani: “All’epoca scendevamo in piazza oggi è necessario pensare una forma di partecipazione diversa, quando incontro gli studenti dico sempre di andare a riprendere le ordinanze e le sentenze e cominciare a leggerle“.
“Abbiamo bisogno in questo momento particolare del nostro Paese di tornare a raccontare” dice Palazzolo. “Faccio sempre questo appello- conclude – ognuno di noi deve avere cura delle parole, di quello che racconta, perché i racconti alleviano il dolore, ognuno di noi dovrebbe raccontare le storie di coraggio”.