LA FARFALLA IMPAZZITA: ELENA SOFIA RICCI INTERPRETA GIULIA SPIZZICHINO

In occasione della Giornata della Memoria dedicata a tutte le vittime dell’Olocausto, mercoledì 29 gennaio Rai 1 manda in onda il film La Farfalla impazzita, storia vera di Giulia Spizzichino, romana ed ebrea, segnata dallo sterminio nazista della sua famiglia. Giulia perse 26 congiunti tra il rastrellamento del Ghetto di Roma del 1943 e l’eccidio della Fosse Ardeatine dell’anno dopo. Quel dolore, quel trauma, l’hanno come bloccata: Giulia aveva diciassette anni all’epoca di quei terribili fatti, e non ebbe più un’adolescenza né una vita serena.

Nonostante si fosse sposata e avesse avuto un figlio, era come se i suoi sentimenti fossero rivolti soltanto ai suoi familiari morti tanti anni prima, così che marito e figlio si sentivano trascurati e non amati. Poi, mezzo secolo dopo, Erich Priebke, l’esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine, viene rintracciato in Argentina e a Giulia Spizzichino va il compito, eseguito con non poca fatica e dolore, di testimoniare nel processo a suo carico per farlo condannare per crimini contro l’umanità, e avere finalmente un po’ di giustizia e di pace. Ad interpretare magnificamente Giulia, diretta da Kiko Rosati in questo film che commuove e invita alla riflessione e alla consapevolezza di quanto accaduto affiché non si ripeta mai più, è Elena Sofia Ricci, che abbiamo incontrato.

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Elena, tutti sappiamo cosa è accaduto, ma com’è stato entrare quasi fisicamente nel dolore di questa donna?

È stato molto, molto difficile perché il dolore che aveva quasi paralizzato Giulia Spizzichino nella sua sfera emotiva era molto complicato da rendere. Era una donna molto composta, ma con uno sguardo fisso nel passato, in tutte quelle perdite, raggelato da quel dolore, e quindi interpretarla è stato complicato, forse è stata la donna più difficile d interpretare. Perché restituire onestamente, e senza farne una caricatura, quella donna comportava un rispetto, un’attenzione, una misura molto importanti.

Giulia Spizzichino ha perso gran parte della sua famiglia, ma oltre al dolore si è sommata poi negli anni successivi la rabbia, quella nei confronti di un carnefice che ha continuato a fare la sua vita mentre la sua era distrutta

Sì, un po’ la rabbia, poi il senso di colpa per essere sopravvissuta, lei lo dice proprio nel film, dice “mi sento in colpa perché sono viva”. E questo accade a molte persone, che siano vittime di Olocausto o anche di incidenti stradali, quelle sopravvissute si sentono in colpa per essere rimaste vive. E per Giulia, alla rabbia e al bisogno di giustizia, si somma proprio il senso di colpa per essere sopravvissuta.

Giulia vedeva i suoi familiari morti come fantasmi buoni, e soprattutto vedeva il piccolo Marco, il suo cuginetto preferito, portato via a soli 5 anni dai militari tedeschi nel rastrellamento del 16 ottobre 1943, che rapporto particolare aveva con questo bambino?

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Giulia aveva perso tante persone, e tra loro c’era questo cuginetto, Marco, a cui era legatissima, ed è stata forse la perdita più dura e difficile da sopportare e lei sì, lo vedeva. Nel film abbiamo voluto mostrare come questo bambino le arrivasse vicino, e c’è un momento in cui lei poteva quasi rivederlo bambino com’era, e poi il dolore che si rinnova…  perché quello è un attimo, un momento, una visione, ma non è la realtà.

Nel cast de La Farfalla impazzita Massimo Wertmuller che interpreta suo marito Umberto, Josafat Vagni nel ruolo del figlio, Jürgen Heinrich in quello di Priebke (da giovane nei flashback interpretato da Christoph Hulsen), Fulvio Pepe che è l’avvocato Restelli dell’associazione delle vittime delle Fosse Ardeatine, e Mariangeles Torres che è Elena, attivista dell’associazione Madres Abuelas de Plaza de Mayo in Argentina, che ha perso sua figlia.

Patrizia Simonetti

(Le Foto sono di Patrizia Simonetti)

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