Il teatro dell’assurdo in scena la Vittorio Emanuele di Messina con “Il malato immaginario” di Moliere per la regia di Guglielmo Ferro, produzione Compagnia Moliere -La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, in collaborazione con Teatro Quirino – Vittorio Gassman.
ARGANTE E… LA PAURA DI VIVERE
Argante, il protagonista, si serve della malattia per affrontare il mondo, per relazionarsi alla vita fuggendo dai pensieri e dai problemi del quotidiano. Una sorta di “scudo” che lo protegge dalla realtà esterna. Il protagonista Emilio Solfrizzi, è riuscito a rendere il personaggio di Moliere vivo, pulsante, reale, attuale.
La commedia è stata leggera, divertente, solare, ilare, suscitando una grande partecipazione di pubblico.
Anche questa volta il teatro Vittorio Emanuele ha fatto da palcoscenico a un “prodotto” di qualità. Gli spettatori sono esplosi in un lungo applauso che ha evidenziato il grande gradimento della rappresentazione scenica.
GRANDE SPETTACOLO CON PARTECIPAZIONE DI PUBBLICO
Un plauso anche all’intera compagnia composta da Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Mariachiara Di Mitri, Cristiano Dessì, Pietro Casella, Cecila D’Amico e Rosario Coppolino che hanno sviluppato, in due ore, uno spettacolo di impatto e attualissimo.
“Il malato immaginario” è lo specchio dell’essere umano, uno spaccato di mondo che si apre sulle paure ancestrali dell’uomo, vittima di una paura recondita della vita stessa.
IL “MALE DI VIVERE”
Ciascuno di noi avverte la necessità di rapportarsi al mondo a suo modo, c’è chi, come Argante, si “protegge” dalla “solitudine”, dalla “ipocondria”, dal “viver stesso” attraverso una corazza fatta di responsabilità declinate agli altri. Non vi è mai, nel suo agire, una vera capacità di assumere posizione, “la colpa”, “le decisioni” spettano a chi è al di fuori della sua sfera: ai medici, che lo tengono in balia di una innaturale realtà, alla moglie, che lo illude di un sentimento in grado di “curare” il suo inutile senso di vuoto, alle figlie che dalle sue volontà innaturali, dipendono.
Emilio Solfrizzi ha reso il personaggio iconico, ilare. Un uomo attualissimo, presente, ha dato, a tutti noi, l’illusione di essere Argante, in balia delle decisioni altrui, quasi “appeso” al filo della volontà di essere ciò che gli altri vogliono sia.
TRA PALCO E REALTA’
Ottima interpretazione anche per Lisa Galantini, nei panni della serva Tonina, unico elemento, di cucitura con la realtà del quotidiano.
Ironica, dinamica e vera protagonista della quotidianità. Arguta nell’interpretazione della “malattia immaginaria” del “padrone” e coinvolta nelle decisioni di famiglia, muovendo i fili della logicità con grande astuzia e genialità.
L’allestimento scenografico, sviluppato in verticale dall’idea geniale di Fabiana Di Marco, ed arredato con una moltitudine di medicinali, rende la “casa” di Argante un’alcova sicura, un rifugio in cui nascondersi dalle brutture della vita; Argante si “arrampica” sulla scala, in cerca della “medicina” adatta alla sua sofferenza, quasi a voler uscire dalla scena, a voler più che innalzarsi, nascondersi agli occhi di chi è presente.
GRANDE IMPATTO VISIVO
Le luci, in un gioco di colori, hanno esaltato i costumi di scena di Santuzza Calì ed hanno permesso un grande impatto visivo esaltando abilmente la già gradibilità scenica della sala del Teatro Vittorio Emanuele.
Lo spettacolo, quindi, si incardina nella programmazione invernale della stagione 2021/2022 e andrà in scena anche oggi, domenica 6 marzo alle ore 17,30