“In Ucraina in questo momento si stanno combattendo due guerre: una con le armi tradizionali e l’altra a colpi di fake news”. Il docente e sociologo Francesco Pira, che da anni studia il fenomeno della disinformazione, interviene sulla terribile situazione ucraina. “La disinformazione ha assunto un ruolo di primo piano in questo nuovo conflitto. Tutto sembra spettacolo. I russi vestiti da ucraini, e le vittime soltanto numeri non esseri umani”.
Francesco Pira è professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Messina e Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle fake news di Confassociazioni. Pone l’accento sulle novità che la guerra sta portando anche sui media, sul modo di veicolare le informazioni che riguardano il conflitto.
L’importanza dei video dei cittadini.
“Rispetto alle guerre più recenti – afferma il docente siciliano che all’Università di Messina – assistiamo ad una situazione totalmente diversa. La costante disintermediazione è assicurata dai tanti video pubblicati da cittadine e cittadini ucraini che dalle loro abitazioni documentano, su invito del Governo, quanto sta accadendo in questo momento di invasione russa. Le nuove tecnologie stanno senza dubbio agevolando il lavoro dei tanti inviati, provenienti da tutte le parti del mondo, presenti nelle zone di guerra. È vero, però, che loro stessi ammettono che ogni giorno devono dribblare decine di fake news diffuse per controinformare l’opinione pubblica su verità che in realtà sono soltanto pseudonotizieverosimili. Sono, infatti, narrate per ingannare gli abitanti delle città invase”.
Le fake news come mezzo di “terrore”.
Il sociologo avverte: “anche nel nostro Paese da quasi due anni avvertiamo la fragilità di bambini, adolescenti, persone anziane già fortemente provate dall’emergenza pandemica che temono quello che il Presidente russo Putin ha minacciato. Ovvero usare armi mai utilizzate prima. E se dovesse farlo la risposta arriverebbe immediatamente. Questo ci sta terrorizzando – conclude Pira. Anche perché non facciamo parte di una generazione che ha vissuto la guerra ma di una generazione che mai avrebbe pensato di vivere queste ore d’angoscia. Per questo la disinformazione sistematica diventa anche strategia offensiva. Gli hacker diventano killer dei sistemi informatici per destabilizzare”.