DIRITTI LGBT: MESSINA TERZA CITTÀ D’ITALIA A DIRE SÌ AL NOME DI ELEZIONE

Potrebbe sembrare un altro piccolo passo per l’affermazione piena dei diritti della comunità LGBT. Ma come spesso accade, un piccolo passo nella giusta direzione, là dove certe prerogative non sono state solo violate bensì ignorate per troppo tempo, è una grande conquista. E Messina, questa volta, è avanti.

La Città dello Stretto è, infatti, la terza città d’Italia, dopo Ravenna e Reggio Emilia, ad adottare il nome di elezione per l’abbonamento dei mezzi dell’ATM.

Cosa vuole dire? Semplicemente che le persone transessuali in fase di transizione o transgender possono richiedere che nell’abbonamento dell’azienda municipalizzata che sottoscrivono, sia inserito non il nome anagrafico, ma l’alias che loro hanno scelto (per gli appassionati di etimologia, la parola “elezione”, che noi siamo abituati ad usare in altro contesto, deriva dal latino “eligere” e significa appunto “scegliere”).

Un’iniziativa  per “garantire il diritto all’identità e dare un piccolo segnale nella lotta alla transfobia”, ha detto il presidente di ATM Giuseppe Campagna, che ha dato concretezza, con l’assessore Francesco Gallo, ad una segnalazione dell’Amministrazione comunale su forte spinta di Arcigay Messina “Makwan” e del suo presidente, Rosario Duca.

“Il completamento dell’iter burocratico del tribunale che consente il cambiamento del nome anche a livello anagrafico può essere molto lungo – spiega Duca – ma quella persona già non si riconosce nel nome che gli è stato dato alla nascita.

Sentirsi chiamare con il nome che ha scelto, che sente proprio, la fa sentire parte di un sistema di diritti che le spettano, si sente finalmente tutelata, non subisce più quell’umiliazione che spesso ha sentito. Questo è un aspetto molto sottovalutato, non si tratta di un capriccio, è il riconoscimento di un’identità”.

Un’identità che può essere messa in dubbio anche dallo sguardo perplesso di chi vede un volto che non sembra corrispondere al nome sul documento”.

L’iter per ottenere questo risultato è stato abbastanza breve. “Abbiamo presentato questa richiesta dopo l’estate e – dice Duca – siamo stati ascoltati. E’ stato istituito un tavolo tecnico e non ci sono state difficoltà”.

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Nelle regioni e nelle città dove è il procedimento per ottenere il nome di elezione è stato approvato o è in discussione (Emilia Romagna, Toscana, Milano, Torino), spesso è stata la politica a muoversi, sempre su input delle associazioni.

“Arcigay è un sodalizio apartitico ma non apolitico. Anche se – chiarisce il presidente – per esperienza posso dire che, almeno dalle nostre parti, quando la politica si mette di mezzo rischia di allungare i tempi. I diritti civili e sociali non possono essere soggetti a convenienza politica.

Noi puntiamo a raggiungere l’obiettivo, indipendentemente dal colore politico di chi ci troviamo davanti. A volte è necessario battere i pugni sul tavolo o alzare la voce, ma ragioniamo con le amministrazioni e i risultati arrivano”.

Rosario Duca ricorda come Messina non sia estranea a simili primati in campo di diritti: “Nel 2010 qui abbiamo ottenuto il primo protocollo per l’istituzione dell’osservatorio contro ogni discriminazione, realizzato con Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), sempre sotto nostro impulso ma con un grande supporto del prefetto di allora Francesco Alecci e della Provincia regionale sotto la presidenza di Nanni Ricevuto.

Nel 2015 l’Università di Messina ha concesso, per prima, la carriera ‘alias’ ad uno studente. La sentenza della Corte Costituzionale che, ha sancito che per ottenere la variazione anagrafica non è necessario che la persona abbia subito un intervento chirurgico per la riattribuzione del sesso, ha come precedente anche la pronuncia, in tal senso, del Tribunale di Messina, con una sentenza, sempre del 2015”.

Le cose da fare ancora sono tante e non mancano i motivi di amarezza. “Ho lottato sei anni per ottenere la Consulta regionale sull’HIV – dice Duca – e, dopo la sua nascita nel 2020, non è stata mai convocata. In questo momento ho trenta tavoli aperti in diversi comuni della provincia di Messina.

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Una delle questioni più urgenti riguarda l’assistenza sanitaria alle persone transessuali: è necessario che le strutture ospedaliere migliorino il servizio. Prima venivano a Messina da tutta la Sicilia per farsi assistere al Policlinico, un’eccellenza, e il supporto psicologico è sempre ottimale.

Ma abbiamo riscontrato problemi (nel 2020 la chiusura momentanea del laboratorio Hiv/Aids, di recente un guasto alla strumentazione che processa la carica virale denunciata anche dall’associazione forense ‘Siamotuttiparte’, ndr) e lentezze nell’assistenza endocrinologica.

Non vogliamo un trattamento preferenziale, ma bisogna comprendere che la transizione è una fase anche fisicamente dolorosa. Per questa ragione abbiamo preso contatti anche con il Papardo”. Sicuramente la pandemia ha contribuito a peggiorare la situazione.

E se le tematiche legate ai diritti Lgtb restano anche una questione culturale, secondo Duca, anche a Messina, non sono le persone ad essere “indietro” ma la politica, soprattutto quella nazionale.

“Messina non è nemmeno nelle statistiche Istat per episodi di transofobia. Certo – chiarisce Duca – parliamo di fatti regolarmente denunciati, ma una gran parte della nostra attenzione è concentrata al linguaggio con il quale ci si riferisce a persone Lgtb, soprattutto da parte di personaggi pubblici, perché sono quelli che possono portare ad atteggiamenti estremi da parte di seguaci sui quali le parole possono avere effetti che non si possono prevedere.

Per questo invitiamo ad atteggiamenti responsabili e per questo abbiamo denunciato episodi come quello delle parole contro Carola Rackete dell’esperto del Sindaco e gli insulti omofobi del docente universitario contro il giovane studente messinese fuorisede”.

Il prossimo passo è un altro primato per Messina: una targa commemorativa in ricordo di tutte le vittime dell’omotransfobia che dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane.

 

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